Negli ultimi anni si suppone che nel mondo si riciclino meno del 5% delle batterie al litio in circolazione perché i processi per il trattamento di esse siano molto costosi e inefficienti. Sono molte le correnti di pensiero per il quale la maggior parte delle batterie al litio vengono direttamente portate in discarica ma non è così. Uno studio della società di consulenza londinese Circular Energy Storage smaschera alcune fake news che riguardano le tecnologie di recupero e il riutilizzo delle batterie. L’autore della ricerca, Hans Eric Melin, spiega che il problema è che la letteratura della scientifica è frammentata in tema di riciclo di batterie al litio in quanto si continuano a citare vecchi dati senza che essi siano verificati, come l’esempio del 5% citato precedentemente. Questo grafico mostra chiaramente che la situazione è bensì differente. Nell’anno 2018 sono state riciclate quasi 100.000 tonnellate di accumulatori al litio su scala globale. La fetta più consistente dell’attività di smaltimento/recupero è avvenuta in Cina con circa 60.000 tonnellate, davanti alla Corea del Sud con circa 18.000 tonnellate. Sono più di 50 le compagnie, precisa lo studio, tra i piccoli laboratori e i vari stabilimenti di grandi dimensioni, in grado di riciclare le batterie al litio come in Asia (Cina, Corea del Sud, Giappone), Unione Europea, Canada e Stati Uniti. Esistono varie tecnologie che vengono impiegate per la lavorazione degli accumulatori esausti (processi idro-metallurgici o piro-metallurgici) così come sono differenti i prodotti chimici che si possono ricavare in termini di purezza. La ricerca inglese evidenzia che l’industria del riciclo si trova in una situazione di “overcapacity” ovvero che ha una capacità di trattamento maggiore rispetto al valore delle batterie che effettivamente riciclano. Questo perché sussiste la mancanza di sistemi efficienti per la raccolta degli accumulatori anche perché spesso i prodotti non sono progettati in modo da facilitarne il recupero. Molti centri di riciclo, soprattutto europei, subiscono la concorrenza delle industrie cinesi e coreane dovute alle condizioni di mercato più favorevoli. Non bisogna dimenticare che le batterie a fine vita in alcuni settori possono essere impiegate in nuove applicazioni di “second-life” per esempio gli accumulatori dei veicoli elettrici poi vengono spostati in sistemi stazionari di energy storage. Ricordiamo, inoltre, che due aziende finlandesi, Crisolteq e Fortum, hanno sviluppato un metodo di “precipitazione chimica” che consente di raggiungere un tasso di riciclo dei componenti delle batterie molto più elevato (80%) in confronto ai processi attuali (50%); di conseguenza viene estratto un quantitativo maggiore di materiali preziosi che vengono inseriti nel processo produttivo come il cobalto, il nickel e il manganese che sono molto importanti per la produzione di batterie. Fonte: https://www.qualenergia.it/articoli/quante-batterie-al-litio-si-riciclano-davvero-nel-mondo/